Circolo 5 PD Lucca

domenica 17 maggio 2009

"FILIERA CORTA" dal produttore al consumatore

guarda il VIDEO clicca su http://www.youtube.com/watch?v=g7Af-D-3sCw
Pubblicato da circolo5lucca alle domenica, maggio 17, 2009

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RICORDANDO PAOLO RIBECAI

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LUCCA A TESTA IN GIUUUUU ?!!!... E IL LUCCHESE STA A GUARDARE

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L'ORO VERDE DELLA TERRA

L'ORO VERDE DELLA TERRA
Vandana Shiva:"La natura ci salverà"

LE LETTERE di Andrea Bortoli al Tirreno

Mercoledì 13 Maggio 2009 - pag. 10, Lettere & Opinioni
TOSCANA DA SALVARE
Se tutti insieme stiamo sulla punta dei piedi...
Il "Tirreno" s'interroga sul­la fondatezza dell'assioma che ogni concreta opportu­nità di costruire diventa auto­maticamente fattore di cresci­ta, con miglioramento delle condizioni reddito e di vita del­le comunità locali. Se si dà per scontato che nuove opere ed edificazioni fa­voriscano sempre e comunque condizioni di sviluppo, non re­sta che affidare alla politica - cui fa capo la stesura dei pia­ni regolatori - ogni ricerca di equilibrio tra istanze economi­che, divenute pressanti per la crisi in corso, ed esigenze di salvaguardia del patrimonio storico e naturale, dal quale dipende l'identità e la salute di ogni comunità locale.
Ma quando Salvatore Settis segnala che il territorio viene considerato alla stregua di una risorsa aurea cui attinge­re nei momenti di difficoltà, fa venire in mente i brutti scher­zi che uno scriteriato utilizzo di suoli edificatori potrebbe giocare, proprio in danno di quelle stesse prospettive di svi­luppo economico in nome delle quali talvolta si vorrebbe de-regolamentare la materia. Da almeno trent’anni gli economisti, anche grazie al profetico lavoro di Fred Hir­sch ("I limiti sociali dello svi­luppo", 1976), sono consapevo­li che il vero problema non è quello di come far aumentare la ricchezza materiale, ma di come appagare la sempre mag­giore quantità di individui che vorrebbe migliorare il pro­prio status sociale procuran­dosi beni esclusivi, ai quali non tutti possono accedere sen­za privarsene a vicenda. Tutti vorrebbero trascorre­re le ferie in un luogo inconta­minato, abitare in una presti­giosa zona residenziale, ecc.. Il privilegio si erode man ma­no che il numero dei beneficia­ri si allarga, come quando un'autostrada diventa troppo trafficata e non rappresenta più un vantaggio rispetto alle strade statali alternative. Il diritto esclusivo di occupa­re, utilizzare o concedere a ter­zi aree o beni 'posizionali" produce quindi il cosiddetto "paradosso dell'opulenza", l'illusione di un brillante suc­cesso individuale cui si asso­ciano conseguenze spesso diso­rientanti sul benessere econo­mico collettivo, tanto da osta­colare l'avanzamento economi­co futuro e diminuire l'utilità economica di quanto faticosa­mente ottenuto dal singolo. Si arriva in questo modo - spiegava Hirsch - alla conge­stione sociale, ben esemplifica­ta dagli ingorghi di traffico che ognuno è costretto a sop­portare anche se si trova a bor­do di una comoda auto di lus­so: quando la scarsità sociale stringe la sua morsa, ognuno tende ad insediarsi nella mi­gliore posizione, con l'effetto perverso di attirare risorse eco­nomiche verso occasioni solo apparentemente interessanti, ma il cui effettivo valore non potrà che dipendere dalle con­dizioni circostanti. Se tutti stanno sulla punta dei piedi, nessuno vede meglio. Dov’è presente un'interazione socia­le, il risultato preferito può esse­re ottenuto solo attraverso l'azio­ne collettiva e l'urbanistica do­vrebbe sempre proporsi un'uti­lizzazione degli spazi che guar­di ad equilibri quanto più allar­gati e di lungo periodo.
______________________
Martedi 28 Aprile 2009 - pag. 10, "Lettere & Opinioni"
LA GRANDE CRISI
CRESCITA NON FA RIMA CON FELICITA'
A sette mesi dal fallimento della Lehman Brothers, si cominciano ad avvertire i primi timi­di segnali di ripresa. Da set­tembre ad oggi, del resto, il pavimento che sorregge le attività economiche si è tal­mente abbassato che l'eco­nomia non può che tornare a crescere, a quale velocità non si sa.Consumatori ed imprese proveranno, ciascuno dal suo nuovo punto di parten­za, a risalire la china per migliorare il proprio benes­sere e il proprio patrimo­nio: della grande paura, de­gli eccessivi consumi e inve­stimenti finanziati "a debi­to", della scarsa capacità di autoregolazione dei mer­cati, dei timori di nuovi con­flitti tra gruppi e classi so­ciali, dei solenni - quanto improvvisati - impegni per fondare una nuova Econo­mia Sociale di Mercato, pre­sto sarà rimasto solo uno sbiadito ricordo.Eppure - la storia ce ne dà conferma - la crescita del reddito non sempre si correla con la crescita della felicità. Quando capita una crisi economica - avara di beni materiali, ma solita­mente feconda di beni rela­zionali, ambientali o identi­tari - bisognerebbe approfit­tarne per individuare nuovi indicatori di effettivo, benessere, sia personale che collettivo, perché la sola va­riazione del prodotto inter­no lordo rischia di essere fuorviante.Come le tirannie o i totali­tarismi insegnano a coltiva­re la democrazia, le crisi economiche dovrebbero aiu­tare ad indirizzarla, come scriveva don Sturzo, verso "un fine che vada oltre le proprie istituzioni, e questo fine è la persona " .Per il sacerdote siciliano, fondatore del Partito popo­lare da cui nacque la Demo­crazia cristiana, l'indivi­duo viene prima della so­cietà organizzata e la di­mensione personale - fatta di interessi, ma anche di at­tenzioni, affetti relazioni reciproche, speranze - resta un bene assoluto che va sal­vaguardato da ogni eccessi­va intrusione statalista: ap­parentemente giustificati da emergenze economiche o esigenze di ricostruzione, gli interventi a carico dei bilanci pubblici si basano su sistemi fiscali spesso "confiscatoci" e finiscono sempre per scardinare le ar­ticolazioni intermedie del tessuto sociale.Sulla scorta di questo in­segnamento, auguriamoci che il clima di nuova tolle­ranza verso gli aiuti di sta­to non prepari il ritorno a politiche economiche assi­stenziale e dirigiste. Una volta operati per protegge­re importanti settori guida dell'economia (credito, di auto, ecc.), c'è il rischio di un abuso di interventi "antici­clici" che avrebbe effetto di­serbante sui principi di libe­ra iniziativa, responsabi­lità personale, sana ed equa competizione che sono alla base - anche grazie al contributo del pensiero stur­ziano - del graduale proces­so di unificazione economi­ca europea.L'esigenza di libertà di impresa non muove solo da bisogni materiali indivi­duali, ma esprime energie creative e necessità relazio­nali altrimenti mortificate.Per questo sarebbe un grave errore chiedere agli imprenditori o ai consuma­tori in difficoltà di rinun­ciare, in cambio di aiuti e garanzie pubbliche, alla propria libertà di iniziati­va e di scelta.Se reso economicamente eterodiretto, l'individuo tor­nerebbe a perdere quel sen­so di "quotidiana capilla­rità "che - come ha sottoli­neato Gian Carlo Maria Ri­volta sul "Corriere della Se­ra" del 24 marzo scorso ri­cordando l'opera dell'intel­lettuale milanese Luigi Santucci a dieci anni dalla mor­te - gli ha permesso di cogliere tante piccole occasioni di felicità, in situazioni anche molto difficili, pur­ché non venga meno l'inti­ma certezza che il buono, prima o poi, riaffiora.
*AMARTYA SEN - http://it.wikipedia.org/wiki/Amartya_Sen

"S.Alessio SOUND"- KJFG NO.5 - Premio del pubblico Lucca Animation 2009

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EUROPA INSIEME -Elezioni Europee si vota il 6 e il 7 Giugno 2009. N.B.B. SEGGIO N.53 PRO DISABILI

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31 ANNI DOPO-IN MEMORIA DI PEPPINO IMPASTATO: 9 maggio 1978 - 9 maggio 2009