- Raspini Francesco ( ha dato le dimissioni per aver vinto un incarico professionale fuori Lucca, tanti auguri da tutto il circolo) - Tambellini Alessandro Capogruppo Pd
Mercoledì 13 Maggio 2009 - pag. 10, Lettere & Opinioni TOSCANA DA SALVARE Se tutti insieme stiamo sulla punta dei piedi... Il "Tirreno" s'interroga sulla fondatezza dell'assioma che ogni concreta opportunità di costruire diventa automaticamente fattore di crescita, con miglioramento delle condizioni reddito e di vita delle comunità locali. Se si dà per scontato che nuove opere ed edificazioni favoriscano sempre e comunque condizioni di sviluppo, non resta che affidare alla politica - cui fa capo la stesura dei piani regolatori - ogni ricerca di equilibrio tra istanze economiche, divenute pressanti per la crisi in corso, ed esigenze di salvaguardia del patrimonio storico e naturale, dal quale dipende l'identità e la salute di ogni comunità locale. Ma quando Salvatore Settis segnala che il territorio viene considerato alla stregua di una risorsa aurea cui attingere nei momenti di difficoltà, fa venire in mente i brutti scherzi che uno scriteriato utilizzo di suoli edificatori potrebbe giocare, proprio in danno di quelle stesse prospettive di sviluppo economico in nome delle quali talvolta si vorrebbe de-regolamentare la materia. Da almeno trent’anni gli economisti, anche grazie al profetico lavoro di Fred Hirsch ("I limiti sociali dello sviluppo", 1976), sono consapevoli che il vero problema non è quello di come far aumentare la ricchezza materiale, ma di come appagare la sempre maggiore quantità di individui che vorrebbe migliorare il proprio status sociale procurandosi beni esclusivi, ai quali non tutti possono accedere senza privarsene a vicenda. Tutti vorrebbero trascorrere le ferie in un luogo incontaminato, abitare in una prestigiosa zona residenziale, ecc.. Il privilegio si erode man mano che il numero dei beneficiari si allarga, come quando un'autostrada diventa troppo trafficata e non rappresenta più un vantaggio rispetto alle strade statali alternative. Il diritto esclusivo di occupare, utilizzare o concedere a terzi aree o beni 'posizionali" produce quindi il cosiddetto "paradosso dell'opulenza", l'illusione di un brillante successo individuale cui si associano conseguenze spesso disorientanti sul benessere economico collettivo, tanto da ostacolare l'avanzamento economico futuro e diminuire l'utilità economica di quanto faticosamente ottenuto dal singolo. Si arriva in questo modo - spiegava Hirsch - alla congestione sociale, ben esemplificata dagli ingorghi di traffico che ognuno è costretto a sopportare anche se si trova a bordo di una comoda auto di lusso: quando la scarsità sociale stringe la sua morsa, ognuno tende ad insediarsi nella migliore posizione, con l'effetto perverso di attirare risorse economiche verso occasioni solo apparentemente interessanti, ma il cui effettivo valore non potrà che dipendere dalle condizioni circostanti. Se tutti stanno sulla punta dei piedi, nessuno vede meglio. Dov’è presente un'interazione sociale, il risultato preferito può essere ottenuto solo attraverso l'azione collettiva e l'urbanistica dovrebbe sempre proporsi un'utilizzazione degli spazi che guardi ad equilibri quanto più allargati e di lungo periodo. ______________________ Martedi 28 Aprile 2009 - pag. 10, "Lettere & Opinioni" LA GRANDE CRISI CRESCITA NON FA RIMA CON FELICITA' A sette mesi dal fallimento della Lehman Brothers, si cominciano ad avvertire i primi timidi segnali di ripresa. Da settembre ad oggi, del resto, il pavimento che sorregge le attività economiche si è talmente abbassato che l'economia non può che tornare a crescere, a quale velocità non si sa.Consumatori ed imprese proveranno, ciascuno dal suo nuovo punto di partenza, a risalire la china per migliorare il proprio benessere e il proprio patrimonio: della grande paura, degli eccessivi consumi e investimenti finanziati "a debito", della scarsa capacità di autoregolazione dei mercati, dei timori di nuovi conflitti tra gruppi e classi sociali, dei solenni - quanto improvvisati - impegni per fondare una nuova Economia Sociale di Mercato, presto sarà rimasto solo uno sbiadito ricordo.Eppure - la storia ce ne dà conferma - la crescita del reddito non sempre si correla con la crescita della felicità. Quando capita una crisi economica - avara di beni materiali, ma solitamente feconda di beni relazionali, ambientali o identitari - bisognerebbe approfittarne per individuare nuovi indicatori di effettivo, benessere, sia personale che collettivo, perché la sola variazione del prodotto interno lordo rischia di essere fuorviante.Come le tirannie o i totalitarismi insegnano a coltivare la democrazia, le crisi economiche dovrebbero aiutare ad indirizzarla, come scriveva don Sturzo, verso "un fine che vada oltre le proprie istituzioni, e questo fine è la persona " .Per il sacerdote siciliano, fondatore del Partito popolare da cui nacque la Democrazia cristiana, l'individuo viene prima della società organizzata e la dimensione personale - fatta di interessi, ma anche di attenzioni, affetti relazioni reciproche, speranze - resta un bene assoluto che va salvaguardato da ogni eccessiva intrusione statalista: apparentemente giustificati da emergenze economiche o esigenze di ricostruzione, gli interventi a carico dei bilanci pubblici si basano su sistemi fiscali spesso "confiscatoci" e finiscono sempre per scardinare le articolazioni intermedie del tessuto sociale.Sulla scorta di questo insegnamento, auguriamoci che il clima di nuova tolleranza verso gli aiuti di stato non prepari il ritorno a politiche economiche assistenziale e dirigiste. Una volta operati per proteggere importanti settori guida dell'economia (credito, di auto, ecc.), c'è il rischio di un abuso di interventi "anticiclici" che avrebbe effetto diserbante sui principi di libera iniziativa, responsabilità personale, sana ed equa competizione che sono alla base - anche grazie al contributo del pensiero sturziano - del graduale processo di unificazione economica europea.L'esigenza di libertà di impresa non muove solo da bisogni materiali individuali, ma esprime energie creative e necessità relazionali altrimenti mortificate.Per questo sarebbe un grave errore chiedere agli imprenditori o ai consumatori in difficoltà di rinunciare, in cambio di aiuti e garanzie pubbliche, alla propria libertà di iniziativa e di scelta.Se reso economicamente eterodiretto, l'individuo tornerebbe a perdere quel senso di "quotidiana capillarità "che - come ha sottolineato Gian Carlo Maria Rivolta sul "Corriere della Sera" del 24 marzo scorso ricordando l'opera dell'intellettuale milanese Luigi Santucci a dieci anni dalla morte - gli ha permesso di cogliere tante piccole occasioni di felicità, in situazioni anche molto difficili, purché non venga meno l'intima certezza che il buono, prima o poi, riaffiora. *AMARTYA SEN - http://it.wikipedia.org/wiki/Amartya_Sen
"S.Alessio SOUND"- KJFG NO.5 - Premio del pubblico Lucca Animation 2009
FIRMA L'INTERROGAZIONE AI NOSTRI PARLAMENTARI
WHERE IS MY VOTE? solidarietà all'opposizione iraniana (clicca sull'immagine)
EUROPA INSIEME -Elezioni Europee si vota il 6 e il 7 Giugno 2009. N.B.B. SEGGIO N.53 PRO DISABILI
2 commenti:
Aria nuova finalmente, bellissimo articolo, complimenti
Attraverso l'economia si scoprono le caratteristiche comuni tra il cattolicesimo e l'induismo.
Massimo
Posta un commento